Conoscere le isole Tremiti
Sono l’unico arcipelago italiano nel basso Adriatico. Fanno parte della regione Puglia, provincia di Foggia, ma sono collegate alla terraferma da traghetti e aliscafi che partono da Termoli, in Molise. Le Tremiti costituiscono una riserva naturale marina a sua volta parte del Parco nazionale del Gargano. Da sempre vocate al turismo, offrono una ricca vegetazione e soprattutto un mare incontaminato e ricco di fauna, ideale per le immersioni.
Le Tremiti erano conosciute nell’antichità come isole di Diomede o diomedee, dal nome dell’eroe omerico che, secondo la leggenda, vi fu sepolto. La dea dell’amore Afrodite trasformò i suoi compagni in procellarie perché continuassero a lamentare la perdita del loro signore e ne vegliassero la tomba. È ancora possibile ascoltare il singolare verso di questi uccelli marini - oggi chiamate scientificamente berte maggiori (Calonectris diomedea) - sull’isola di San Domino, in particolare nelle ore serali presso il punto panoramico chiamato Picco delle Diomedee.
L’arcipelago è composto da cinque piccole isole, profondamente diverse.
Due sole sono abitate: San Nicola e San Domino. Le altre sono la Capraia, il Cretaccio e la lontana Pianosa.
SAN DOMINO
Il porto dell’arcipelago si trova a San Domino, nel punto in cui l’isola fronteggia San Nicola (le due isole distano meno di 200 metri). Sempre su San Domino si trova il centro abitato principale – in pratica l’unico – dell’arcipelago delle Tremiti, sebbene il Comune abbia sede a San Nicola. San Domino è l’isola più estesa dell’arcipelago delle Tremiti, quella più importante e probabilmente più bella dal punto di vista naturalistico. Interamente coperta di macchia mediterranea, ha una sola spiaggia di sabbia, cala delle Arene, dietro al porto, e diverse calette rocciose, molto piccole. Sull’isola ci si muove a piedi, ma le distanze non sono così brevi, complice anche i continui saliscendi. Se dal porto al centro del paese bastano 20 minuti (in salita) e 15 in discesa, per andare da un estremo all’altro ci si impiega più di un’ora. E nonostante l’ombra dei pini d’Aleppo, è consigliato vivamente di portarsi sempre da bere.
Per assaporare tutta la bellezza di San Domino è indispensabile fare il periplo dell’isola in barca. Solo così è possibile ammirare le numerose piccole grotte come la Grotta del Bue Marino, profonda 70 metri e sovrastata da alte rupi, che deve il nome dalle foche monache che qui sostavano; la Grotta delle Viole, il cui nome deriva dalla colorazione rosso violacea delle alghe calcaree che tappezzano le pareti sommerse della stessa; la Grotta del Coccodrillo, ma anche alcune curiose formazioni rocciose come lo scoglio dell’Elefante e i bellissimi Pagliai, a pochi minuti dal porto verso nord ma le cui minuscole spiagge sono raggiungibili solo via mare.
SAN NICOLA
Il centro storico, religioso e amministrativo dell'arcipelago è un vero e proprio museo a cielo aperto. La seconda isola delle Tremiti ospita infatti la più grande abbazia del Mediterraneo sul mare: è l’abbazia di S. Maria a Mare, le cui origini si perdono nella leggenda. Di certo è che i benedettini si insediarono qui nell’XI secolo, ed è a quell’epoca che si fa storicamente risalire l’abbazia. Nel 1334 fu assaltata dai pirati, che trucidarono i monaci, ma alcuni decenni dopo fu nuovamente abitata, stavolta da canonici regolari. L'abbazia fu soppressa nel 1783 da re Ferdinando IV di Napoli. Abbandonato da secoli, oggi il complesso è visitabile: resta gran parte del perimetro esterno, la facciata della chiesa e alcuni pregevoli pavimenti musivi.
IL CRETACCIO E CAPRAIA
Il Cretaccio è poco più di uno scoglio e deve il nome alla creta giallastra che lo costituisce, costantemente erosa dalle acque.
Capraia – detta anche Capperaia, per la presenza di estese presenze di piante di capperi sull’isola – è anch’essa piccola, disabitata e non è ammesso sbarcarci. Molte escursioni però fermano a pochi metri dalle sue rive perché qui si trova una statua sommersa di Padre Pio, oggi San Pio; e le acque, limpide e pulitissime, invitano sempre al bagno.
PIANOSA
Distante una ventina di chilometri dalle altre isole, Pianosa è un pianoro roccioso anch'esso completamente disabitato. La sua altezza massima è 15 metri (da cui il nome) e durante le mareggiate è quasi completamente sommersa. Pianosa rientra nella Riserva Marina Integrale: questo comporta, entro i 500 metri dall'isola, divieto di approdo e di navigazione, divieto assoluto di pesca e divieto di effettuare immersioni, a meno che non si sia accompagnati da guide subacquee autorizzate. Che consigliamo vivamente di contattare, perché i fondali di Pianosa sono probabilmente i più spettacolari dell’arcipelago, per flora e fauna. Per tutti gli altri, purtroppo, Pianosa rimane un miraggio lontano
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