Locorotondo

Di impianto approsimativamente circolare, tutto stretto attorno alla Chiesa Madre, l'antico nucleo, murato fino alla metà dell'800, riesce di indubbio fascino ed attrattiva per il bianco della calce che avvolge ogni cosa e per il decoro delle stradelle gelosamente custodite dai propri abitanti.
Non v'è traccia di abbandono o di degrado, grazie all'assidua presenza umana mai venuta meno. Il centro storico non offre esuberanze artistiche od architettoniche, ma colpisce per il suo insieme grazioso ed intimo.

Le sue case terminano con degli inconsueti tetti aguzzi che qui vengono chiamati cummerse, il loro manto di copertura è costituito da lastre calcaree (chiancarelle) e riveste una sottostante volta a botte piuttosto rialzata. Questo tipo di copertura è essenzialmente urbano: la ritroviamo nelle campagne solo nella parte padronale delle masserie; Locorotondo vecchia, invece, risulta caratterizzata pressocchè uniformemente da tali cummerse. Il suo panorama suggerisce l'immagine di qualche cittadina nordica, tanto che qualcuno, infondatamente, ha tirato in ballo costruttori d'Oltralpe che in tempi remoti avrebbero trapiantato qui questo modo di costruire.
Ci immettiamo quindi nella piazzetta Vittorio Emanuele II (già piazza Castello) attraverso l'entrata ove un tempo sorgeva la vecchia Porta Napoli, uno dei due ingressi principali al paese. Davanti a noi si nota una antica struttura muraria con un arco lunato i cui conci sono ornati da vari motivi tardomedievali; di esso s'ignora l'originaria collocazione, probabilmente costituiva la suddetta porta.
Girando a destra, scendendo per via Papatodero raggiungiamo largo Soccorso che prende il nome dell'omonima chiesetta.

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